Cosa nostra è in movimento. E’ necessario capire la sua possibile evoluzione e provare a far cambiare approccio allo Stato: dall'”antimafia del giorno dopo” all'”antimafia del giorno prima”. Bisogna colpirla per tempo e provare ad alzare il livello del conflitto, sino a mettere in discussione la vita dell’organizzazione. E’ chiaro che Cosa nostra, dopo tanti colpi subiti, torna a minacciare, a dare segni dimostrativi evidenti, a Palermo distruggendo la statua di Falcone, ad Agrigento la stele dedicata a Livatino, a minacciare giornalisti, come Salvo Palazzolo, e magistrati, come il gip Nicola Aiello.
Per questo ho presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno per chiedere di tenere alta l’attenzione e di sviluppare una strategia corale contro le mafie.
Cosa nostra ha due necessità: la prima è quella di dimostrare che non si fa mettere sotto dallo Stato, raccogliendo così la domanda del suo popolo di “farsi sentire”. La seconda riguarda la corsa al dopo Riina, per cui i candidati alla successione dovranno dimostrare forza e capacità di reazione, sia sul versante degli affari e delle collusioni sia su quello naturalmente della violenza.
Per capire chi prenderà il posto di Riina nella provincia di Palermo e le conseguenze che questo avrà nei rapporti con Matteo Messina Denaro e con gli altri assetti di Cosa nostra in Sicilia, bisogna guardare ai cosiddetti “fine pena”, meno prosaicamente “scarcerati”. Sono tanti, ma ne indico solo tre per far capire la portata dello scontro a cui dobbiamo prepararci: Giovanni Grizzaffi, di Corleone, denominato “il messia”, un boss che gode dell’investitura dello stesso Riina, è già in libertà e la sua presenza sul territorio si farà sentire per evitare che sui corleonsi si spengano le luci della storia di Cosa nostra e la ricchezza del capo dei capi vada in fumo; un altro nome eccellente è quello di Pino Scaduto, storico boss di Bagheria, da sempre indicato come uno dei possibili capi in grado di organizzare una struttura unitaria e capace di far riprendere con la cocaina un ruolo più adeguato a Cosa nostra nel rapporto con la ‘Ndrangheta; infine Giulio Caporrimo, pure lui purtroppo in libertà e a capo del mandamento di San Lorenzo, più volte chiamato a svolgere un ruolo di raccordo tra i vari mandamenti.
Un trio maledetto su cui bisogna prestare molta attenzione e provare a colpire per tempo. Naturalmente l’elenco dei capomafia in grado di rilanciare Cosa nostra è lungo e nessuno di questi boss può essere sottovalutato. Ecco perchè siamo in un momento molto delicato. La mafia sta rialzando la testa, ma lo Stato è nelle condizioni di vincerla una volta per tutte.
http://osservatoriomediterraneosullamafia.blogspot.it/2017/07/interrogazione-sen-lumia-su-cosa-nostra.html
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