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INTERROGAZIONE LUMIA SULLA MAFIA DEI TERRENI

ePub Versione per la stampa Mostra rif. normativi Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06763 Atto n. 4-06763 Pubblicato il 20 dicembre 2016, nella seduta n. 735 LUMIA - Ai Ministri dell'interno, della giustizia, dello sviluppo economico, delle politiche agricole alimentari e forestali e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che secondo quanto risulta all'interrogante: come emerge da diverse notizie di stampa, l'area rurale che insiste nel parco dei Nebrodi, compresa tra i comuni di Cesarò, San Fratello, Caronia, Capizzi, Tortorici, Troina, in cui convergono le province di Messina e di Enna, è protagonista nel tempo di numerosi casi di delitti strettamente legati a quella che viene definita mafia "dei pascoli", ma che si dovrebbe denominare mafia "dei terreni" per far comprendere meglio le ricchezze ed i poteri che ha saputo organizzare. Dal 1989 al 2016 (il riferimento statistico si chiude con l'agguato al presidente del parco dei Nebrodi, dottor Giuseppe Antoci, del 18 maggio 2016), si susseguono numerosi delitti ed atti intimidatori a danno di allevatori ed agricoltori, spesso onesti, come è stato documentato da un'inchiesta di "Antimafiaduemila" del 26 ottobre 2016; una vera e propria guerra con una scia di morti impressionante, perpetrata dalla mafia "dei pascoli" per la gestione dei "terreni" che, grazie ad una solida rete di complicità e connivenze collocate in circuiti professionali ed amministrativi, riscuote consistenti finanziamenti comunitari. Già nel lontano 12 dicembre 1989 caddero sotto i colpi di lupara e di una calibro 9, a Caronia, Matteo Blandi, di 42 anni di Sant'Agata di Militello, titolare di un distributore di benzina e di una ditta di trasporti, e Mohamed Douch, suo dipendente marocchino di 29 anni. Fu esclusa allora la pista della rapina, infatti l'incasso era stato rinvenuto vicino ai corpi. L'11 novembre 1991, Morello Benedetto, allevatore, viene ucciso a San Fratello, in contrada Volpe; il 14 maggio 1992, cinque colpi di lupara calibro 12 uccidono brutalmente l'ex sindaco di Cesarò, Calogero Palmiro Calaciura, 45 anni, e nello stesso anno viene assassinato Sebastiano Sanfilippo Tabò, 72 anni. Ed ancora, il 4 gennaio 2000, il ventitreenne cesarese, Giuseppe Savoca, viene ritrovato carbonizzato dai carabinieri di Passopisciaro lungo la strada per Castiglione di Sicilia, in contrada Baronesse; il 20 settembre 2000, in contrada Fontana d'Angelo, Caronia, è rinvenuto il cadavere di Paolo Carroccio, allevatore di San Fratello, 51 anni; nell'agosto 2001 a Cesarò scompare Mario Attinà; il 29 settembre 2001, sulla statale tra San Fratello e Acquedolci, quattro colpi di pistola uccidono Francesco Costanza, bracciante di Tusa, 48 anni. Quest'ultimo omicidio parrebbe essere stato commissionato direttamente da Bernardo Provenzano. I Nebrodi, già a quel tempo, entrarono nell'interesse della Cosa nostra palermitana per i rapporti sia con la mafia di Tortorici guidata dai Bontempo Scavo e dai Galati Giordano, sia con la mafia di Mistretta, guidata dai Rampulla. Ed inoltre, il 17 ottobre 2001, viene ferito gravemente, a Cesarò, l'allevatore Carmelo Triscari Barberi; il 7 dicembre 2001 l'omicidio dell'allevatore brontese Sergio Gardani, avvenuto a Cesarò; il 3 giugno 2002, in contrada Vallonazzo di Cesarò due colpi di fucile colpiscono mortalmente il bracciante Bruno Sanfilippo Pulici, 30 anni, incensurato; il 15 dicembre 2008, a Caronia viene ucciso l'imprenditore Antonino Granza di 41 anni, di Acquedolci, incensurato; il 22 marzo 2013, in contrada Casazza a Cesarò, viene ucciso con 2 colpi di pistola calibro 7,65, il guardacaccia Epifanio Zappalà, 46 anni e residente a Misterbianco; il 7 luglio 2014, in contrada Pulcino, a Cesarò, viene ucciso con un fucile calibro 12 l'allevatore di San Teodoro Giuseppe Conti Taguali, 54 anni. Omicidio, questo, dai possibili sviluppi inquietanti, date le parentele della vittima sia a Maniace sia a Tortorici; di questo lungo elenco avrebbe potuto far parte anche il presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, vittima di un vile attentato proprio nel maggio 2016, salvato, in fortuite circostanze, dalla coraggiosa reazione della scorta e dal prodigo intervento del vice questore Daniele Manganaro e dell'agente Tiziano Granata; molti omicidi di questo lungo elenco ad oggi sono ad oggi rimasti irrisolti ed impuniti, e purtroppo una certa presenza di omertà all'interno del territorio nebroideo non ne favorisce la risoluzione; inoltre gli inquirenti si trovano spesso di fronte a delle difficoltà oggettive nella carenza di organici e nei vincoli dettati da ambiti di competenza molto distanti tra loro: a Cesarò (Messina), l'attività dei carabinieri è coordinata dal comando di Santo Stefano di Camastra, il commissariato della Polizia di Stato è a Sant'Agata di Militello, il distretto giudiziario competente è quello di Catania (Procura e Direzione distrettuale antimafia); a Troina (Enna), pochi chilometri da Cesarò, la Polizia di Stato ed i Carabinieri sono coordinati dai comandi di Nicosia, la Procura ordinaria di riferimento è a Enna, la Direzione distrettuale antimafia di competenza è quella di Caltanissetta; a Capizzi (Messina), a pochi chilometri da Cesarò, la Polizia di Stato a Sant'Agata di Militello, il comando dei Carabinieri operativo è quello di Mistretta, la Procura ordinaria competente è quella di Enna, la Direzione distrettuale antimafia di riferimento è a Caltanissetta; a San Fratello (Messina) i Carabinieri sono coordinati da Santo Stefano di Camastra, la Polizia di Stato competente è quella di Sant'Agata di Militello, la Procura ordinaria è a Patti e la Direzione distrettuale antimafia di competenza è quella di Messina. Questa frammentazione richiede un percorso di coordinamento sia investigativo che giudiziario solo da poco in atto, che può avviare un vero salto di qualità da sostenere con personale e mezzi da implementare nei territori; tra i casi risolti è opportuno ricordare l'omicidio di Bruno Sanfilippo Pulici, per cui sono stati condannati a tre ergastoli i tre presunti esponenti della "mafia dei Nebrodi", ritenuti responsabili dell'omicidio, avvenuto nel giugno 2002 nelle campagne di Cesarò. La prima Corte d'assise d'appello di Catania, presieduta da Giulia Caruso, accogliendo la richiesta del pubblico ministero Fabio Scavone, ha condannato all'ergastolo per associazione mafiosa e omicidio Giuseppe Pruiti, 40 anni di Cesarò, che ha visto confermata la condanna in primo grado, e i cugini Gianfranco e Marco Conti Taguali, rispettivamente di 35 e 55 anni entrambi di Maniace e originari di Tortorici, che erano stati invece assolti dall'accusa di omicidio, ma condannati a 7 anni di reclusione per associazione mafiosa. I tre erano finiti in manette nell'ambito delle operazioni antimafia del 9 e 10 febbraio 2004 denominate "Nitor" e "Tunnel" eseguite dai carabinieri delle compagnie di S. Stefano Camastra e Randazzo. Erano considerati appunto gli esecutori materiali dell'omicidio di Bruno Sanfilippo Pulici che nella propria campagna in contrada Vallonazzo, a Cesarò, fu raggiunto da diversi colpi d'arma da fuoco. Il giovane, nonostante le ferite riportate, riuscì a fuggire e raggiungere casa dove il padre lo soccorse portandolo in ospedale. Morì all'ospedale "Cannizzaro" di Catania dopo qualche giorno rivelando, prima di spirare, i nomi dei killer. Per gli inquirenti Bruno Sanfilippo pagò a caro prezzo uno sgarro fatto alla cosca di Cesarò e Maniace. Lo stesso, considerato un "cane sciolto", infatti, avrebbe addossato a qualche componente della cosca la responsabilità di alcuni danneggiamenti ed estorsioni; per quanto riguarda la concessione dei terreni è balzato alle cronache che, negli anni 2012-2014, il canone d'affitto percepito dal concedente, per ettaro di superficie, era equivalente a circa 36 euro, quello percepito dai concessionari era di circa 600 euro. Nel 2015 il canone dei concedenti si è attestato a una soglia di circa 100 euro, quello del concessionario a quella di circa 500 euro. In quattro anni, i concessionari che gestiscono un terreno di circa 600 ettari, con un canone sull'unità di superficie pari a 36 euro circa, percepiranno un contributo al netto del canone di affitto pari a circa 1.700.000 euro, con un rapporto percentuale tra canone pagato e contributi ricevuti del 2.000 per cento circa in più; se la mafia, ai fini della riscossione di questi consistenti finanziamenti comunitari, si appropria delle particelle catastali non dichiarate all'insaputa dei legittimi proprietari e con il gioco di prestanome e delle subdole compiacenze, il business in un'area particolarmente "povera" è garantito; per impedire tali "affari" in data 18 marzo 2015 è stato sottoscritto tra la Prefettura di Messina, il Governo della Regione Siciliana, ma l'ente parco dei Nebrodi, l'Ente sviluppo agricolo e i Comuni aderenti al parco dei Nebrodi il protocollo di legalità (adesso esteso in tutta l'isola) con lo scopo di imporre ai soggetti concessionari l'obbligo di "non concedere a terzi la titolarità o l'utilizzo totale o parziale del bene concesso e di denunciare immediatamente all'Autorità Giudiziaria o a quella di Polizia Giudiziaria ogni illecita richiesta di denaro o altra utilità ovvero offerta di protezione o estorsione di qualsiasi natura che venga avanzata nei propri confronti o di familiari". Questo protocollo è stato esteso dal presidente della Regione Siciliana a tutto il territorio regionale; questa azione di contrasto ha fatto saltare equilibri di potere, ricchezze incontrastate, alleanze e collusioni professionali ed istituzionali che hanno portato alla gravissima decisione di colpire il presidente del parco dei Nebrodi e con una mirata azione a delegittimarne l'operato ed è stata aggravata la stessa dinamica dell'attentato con la diffusione di notizie false tese a creare un'ombra o a "mascherare" la qualità dirompente dell'operato delle forze dell'ordine, della magistratura e rappresentanti delle istituzioni; nello stesso tempo, più di recente, si sono liberate nuove e positive energie: alcuni operatori economici hanno cominciato a denunciare e a rompere il muro di omertà, i giovani e gli allevatori a riprendere coraggio e puntare sulle loro forze ed attività, il marchio dei Nebrodi ad acquistare valore e simpatie in Italia e nel mondo, i prodotti locali ad essere valorizzati, a costruire sinergie e gioco di squadra tra sindaci, amministratori locali, soggetti economici e sociali sotto la guida dell'ente parco dei Nebrodi e con la collaborazione del GAL (gruppo di azione locale) e dell'Ente sviluppo agricolo; le indagini hanno ripreso nuovo impulso con diverse operazioni gestite dai Carabinieri, dalla Polizia di Stato, dal Corpo forestale, dalla Direzione investigativa antimafia, dalla Guardia di finanza, dalle forze speciali, come il reparto dei "cacciatori" dei Carabinieri e con la guida delle diverse Procure interessate; sempre più di recente si è avviato un altro filone di indagine sul ciclo sporco della macellazione e della commercializzazione della carne, accompagnato dal prezioso lavoro svolto da una specifica commissione regionale d'inchiesta, guidata dal dottor Vincenzo Di Marco e promossa dal presidente della Regione, che sta dando dei risultati importantissimi in un delicato e decisivo settore dell'economia locale, si chiede di sapere: quali azioni di rafforzamento della presenza nel territorio delle forze dell'ordine e della magistratura e per la messa in sicurezza degli allevatori e delle aziende agricole sane siano state predisposte; se sia stata messa in atto un'azione di supporto nazionale alla promozione delle qualità agricole, zootecniche e turistiche del territorio dei Nebrodi; quali investimenti siano stati promossi per il rilancio delle infrastrutture di collegamento e valorizzazione dei porti e della vasta area del parco dei Nebrodi.

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