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SINTESI RAPPORTO MAFIA IN TOSCANA DELLA FONDAZIONE CAPONNETTO




SINTESI Presentazione: Piero Grasso, Presidente del Senato "...Oggi, come Presidente del Senato, sono chiamato a un ruolo di garanzia che mi impedisce di entrare nel vivo del procedimento di formazione della legge e persino di votare le leggi. Ma non per questo ho rinunciato alla lotta per la legalità e la giustizia. È questo un obiettivo al quale tutti dobbiamo contribuire, con un rinnovato impulso etico e una ancora maggiore conoscenza tecnica del fenomeno. Sono certo che questo Rapporto, straordinariamente innovativo nella sua capacità di analizzare le infiltrazioni mafiose, sarebbe piaciuto ad Antonino Caponnetto, eroe simbolo di questa lotta... Il suo coraggio, la sua forza, la sua capacità di creare armonia e affiatamento nel lavoro sono ora la linfa vitale dellaFondazione che porta il suo nome, impegnata in prima linea contro la criminalità organizzata, in particolare attraverso la costante opera di formazione e sensibilizzazione rivolta ai giovani, i futuri cittadini del nostro Paese. Senza l’impegno della Fondazione Antonino Caponnetto e di tutte le altre realtà associative che ogni giorno lottano per la legalità saremmo oggi sicuramente più indifesi nel contrasto alle mafie..."

Fatturato mafie è di circa 15 miliardi di euro 2
82 persone in soggiorno obbligato anni ‘60 e ‘70

Classifica infiltrazione mafiosa al nord (Piero Grasso da procuratore DNA): 1) Milano 2) Roma 3) Bologna 4) Torino 5) Genova e Firenze

 Relazioni DIA 1° semestre 2012, dati Toscana: operazioni sospette: 842 circa 8% del dato nazionale (10773) segnalazioni AG per riciclaggio: 15 (67 persone denunciate e 15 arrestate) impiego denaro/utilità provenienza illecita: 17 persone denunciate (2° posto dopo Sicilia con 18) 2 persone arrestate fatti di usura denunciati: 7 fatti estorsivi denunciati: 104 Beni confiscati 7 Arezzo 17 Firenze 1 Livorno 8 Lucca 12 Massa 2 Pisa 17 Pistoia 5 Prato 6 Siena Tot. 83 Operazioni/episodi 46 Toscana 111 FI 39 AR 27 GR 23 LI 44 LU 28 MS 24 PI 36 PT 56 PO 20 SI Tot. 454 Gruppi criminali - per la prima volta sono stati monitorati tutti i clan presenti inToscana 48 c.o. Campana 34 c.o. Calabrese 29 c.o. Siciliana 3 c.o. pugliese 2 altre mafie (c.o. sarda e banda Magliana) Tot. 116 Gruppi criminali presenti nelle province Firenze: 64 gruppi criminali mafiosi (22 clan della camorra, 24 cosche mafiose siciliane, 15 cosche della ‘ndrangheta, due clan pugliesi e la banda della Magliana); Arezzo: 31 gruppi criminali mafiosi (15 clan della camorra, cosa nostra, 14 cosche della ‘ndrangheta e un clan pugliese); Grosseto: 9 gruppi criminali mafiosi (2 clan della camorra, 1 della ‘ndrangheta e 6 della criminalità organizzata siciliana); Livorno: 9 gruppi criminali mafiosi (3 clan della camorra, 2 della criminalità organizzata siciliana e 4 della ‘ndrangheta); Lucca: 31 gruppi criminali mafiosi (13 clan della camorra - per i casalesi sono presenti le famiglie Bidognetti, Russo, Schiavone e Iovine, 6 della criminalità organizzata siciliana, 11 della ‘ndrangheta e la banda della Magliana); Massa Carrara: 17 gruppi criminali mafiosi (7 clan della camorra - per i casalesi sono presenti le famiglie Bidognetti, Russo, Schiavone, e Iovine-, 2 della criminalità organizzata siciliana, 7 della ‘ndrangheta e la sacra corona unita); Pisa: 17 gruppi criminali mafiosi (10 clan della camorra, 5 della criminalità organizzata siciliana, 2 della ‘ndrangheta); Pistoia: 25 gruppi criminali mafiosi (13 clan della camorra, 8 della criminalità organizzata siciliana, 3 della ‘ndrangheta e la banda della Magliana); Prato: 21 gruppi criminali mafiosi (10 clan della camorra, 8 della criminalità organizzata siciliana, 3 della ‘ndrangheta); Siena: 8 gruppi criminali mafiosi (3 clan della camorra, 3 della criminalità organizzata siciliana, 1 della ‘ndrangheta e 1 di quella pugliese). C'è anche una nuova mafia, una mafia molto potente, mai censita: ‘ndracamostra La Toscana, terra che storicamente non ha mai dato origine a forme mafiose, è un luogo in cui convivono varie forme di criminalità mafiose. Come sempre più spesso accade, la regola principale è quella di coesistere, possibilmente senza pestarsi i piedi e anzi, in alcuni casi, di fare insieme affari. Le mafie sono in continua evoluzione. Uno dei modi per fare investimenti sicuri, ad esempio, potrebbe essere quello di entrare nei grandi marchi della distribuzione, della moda o di altre attività economiche. Dalle ultime analisi e da numerose inchieste giudiziarie emerge che, fuori dai rispettivi confini regionali, le organizzazioni criminali autoctone collaborano effettivamente tra loro, spartendosi business a tutti i livelli. Pare che si siano suddivisi anche parte dei territori del centro e del nord Italia. Le infiltrazioni, oramai, vanno al di là della politica e riguardano tutti gli ambiti della nostra società, anche le Forze di polizia e la magistratura non sono immuni. Non c’è una fusione ma c’è un patto, una sorta di alleanza, per trovare il sistema utile ad accumulare introiti a cascata. Si può ad oggi affermare che questa evoluzione ha creato una nuova mafia, ancora più potente: la‘ndracamostra, originata dalla mescolanza delle tre più importanti organizzazioni criminali, ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra. 19 omicidi di mafia 18 latitanti arrestati Indici sulle infiltrazioni mafiose in Toscana Omicidi Marzo 1978, all' età di 43 anni, viene ucciso nel corso della guerra delle bische, Michele Cavataio inserito nell' elenco dei mafiosi di Palermo già nel 1966. Nel ' 73 era stato mandato in soggiorno obbligato in Toscana, prima a Montalcino poi a Campi Bisenzio. 1981, in una tenuta a Gambassi, ebbe luogo l’esecuzione di due elementi in soggiorno obbligato, Salvatore Mancino e Giuseppe Milazzo. 1981 viene ucciso a Firenze Francesco Romeo, sospettato di essere stato l' assassino di Michele Cavataio. Ottobre 1989, si spara a Marina di Massa dove Paolo Bacci, personaggio di spicco del clan di Musumeci e trafficante di cocaina in Versilia, viene freddato con cinque colpi di pistola calibro 38, all’ uscita del night Number One. Luglio 1991, omicidio di Pasquale Franzese, di Ottaviano (NA), detenuto in semilibertà, ammazzato davanti al suo negozio di Scandicci. Luglio 1991, con tre colpi di pistola è stato assassinato Domenico Condorelli, considerato uno dei luogotenenti del boss catanese Nitto Santapaola. Il killer dopo aver sparato una prima volta, si è avvicinato e ha puntato la pistola alla testa dell’ uomo, premendo per altre due volte il grilletto. Accanto al cadavere si trovava il figlio di 7 anni della vittima, che il padre aveva preso con se per andare a fare la spesa al mercato di Gavorrano (GR). Domenico Condorelli era un sorvegliato speciale, condannato a quindici anni di reclusione al primo maxi-processo di Palermo, coinvolto nell’inchiesta sul clan Santapaola. Settembre 1991, sei omicidi si muore per faide e regolamenti di conti fra bande rivali in Versilia. L’ ultima vittima, sabato sera, in una piazzola buia a pochi metri da una pizzeria e dall’ incrocio fra la variante per Camaiore e la strada provinciale per Lucca. Quattro colpi per due killer che avevano l’ordine di ammazzare il viareggino Roberto Giurlani, quarantasette anni. Alle 22 di sabato Giurlani era appena uscito dal suo locale, il Nebraska di Camaiore. Pochi minuti più tardi in una piazzola l’ agguato. I killer hanno sparato con una 38 Special contro Giurlani. Continua così la mattanza in Versilia dove un tempo i delitti di mafia si leggevano sul giornale come fatti lontani e dove oggi si muore per le strade come in Sicilia o in Calabria. Sei omicidi in pochi mesi, capi e luogotenenti della mala che si battono e uccidono per dividersi i mercati della droga, della prostituzione e del gioco d’azzardo lungo la costa fra Livorno e Spezia. Compagnie pericolose Sarebbero due le bande rivali: una capeggiata da Carmelo Musumeci, 36 anni, catanese, da qualche tempo trasferito in Francia in casa di parenti. L’altra in mano a Ludovico Tancredi, 39 anni, di San Vincenzo Valle Rovete, paese della provincia aquilana dove sta scontando una condanna agli arresti domiciliari. Niente apparentemente legava Roberto Giurlani ai due clan in guerra. Le indagini sull’omicidio Bacci, altro delitto di mafia in Versilia, altra tappa di sangue della guerra combattuta lungo la costa toscana. Precedenti di sangue: una guerra dichiarata con il sangue di Pippo Messina, amico di Ludovico Tancredi, catanese, boss dei traffici di droga in Lunigiana. Messina muore la notte del 12 ottobre ‘89 durante una festa in pizzeria vicino a La Spezia. Prima di questo delitto, un possibile preludio alla lotta fra clan con l’omicidio di Italo Allegri, rappresentante spezzino ucciso con due colpi di pistola e ritrovato nel baule della sua auto abbandonata in una piazzola di sosta dell’autostrada della Cisa. Nessuno ha mai dimostrato l’ appartenenza di Allegri ad una delle due bande, ma in molti ritengono che anche questo omicidio possa essere legato in qualche modo alla guerra Musumeci-Tancredi. Ventiquattr’ore dopo la morte di Pippo Messina, a Marina di Massa, Paolo Bacci, personaggio di spicco del clan di Musumeci e trafficante di cocaina in Versilia, viene freddato con cinque colpi di pistola (calibro 38) all’uscita del night Number One. Una piccola tregua, e la lotta riparte. Il 23 dicembre viene ritrovato il cadavere di Marco Palma, giovane membro e contabile del clan Musumeci. Palma viene ripescato in un canale alla periferia di Viareggio. Ancora un agguato, il 9 aprile scorso. Questa volta a Santo Stefano di Magra dove viene ferito con due colpi di pistola Alessio Gozzani, ex portiere della Carrarese, amico di Tancredi. Gozzani morirà qualche giorno dopo in ospedale. maggio del 1999 a Montemurlo, in provincia di Prato, omicidio di Ciro Cozzolino,43 anni agguato di stampo camorristico. Ottobre 1999, omicidio di stampo mafioso a Firenze del pregiudicato palermitano Antonino Lo Iacono. Fermati all’aeroporto di Pisa i palermitani Ignazio e Salvatore Giliberti, accusati di essere i killer. Aprile del 2006, la ‘ndrangheta ha commesso probabilmente un duplice omicidio a Terranuova Bracciolini, in provincia d’Arezzo. Le vittime erano due fratelli calabresi Ettore e Angelo Talarico, 34 e 45 anni. I due, che sono stati uccisi con un colpo di pistola alla nuca, sarebbero stati affiliati al clan Carpino, contrapposto a quello dei Bubbo. Febbraio 2011, Stefano Romanini, imprenditore di 46 anni, viene ucciso in un agguato da uno sconosciuto, che lo attendeva davanti la sua abitazione, nella centralissima via Battisti a Camaiore (LU). La vittima era titolare di una ditta di escavazioni. L’assassino lo aspettava in strada con un cappuccio in testa e in pugno una pistola calibro 9. Ottobre 2010, sulle colline di Legoli a Peccioli (PI), Giuseppe Napoli è stato ucciso con quattro colpi di pistola sparatigli alle spalle da un killer. Tot. 19 Latitanti: Estate 1992, la Polizia di Stato arresta Gaetano Nicotra e Luciano Cavallaro. Pregiudicati con una lunga serie di precedenti penali - erano ricercati dalla magistratura fiorentina con l’accusa di associazione mafiosa Marzo 1993, arrestato l’esponente di spicco della ‘ndrangheta Domenico Facchineri, appartenente all’omonima cosca di Cittanova (RC). Era ricercato dal 1991. Le Forze dell’Ordine trovarono il boss in un casolare di Caprese Michelangelo, nei pressi di Montevarchi. Aprile 1996, gli uomini del GOA, della Guardia di Finanza di Firenze hanno arrestato il latitante Francesco Russo. Calabrese, di Cirò Marina, collegato alla locale di Rossano. Novembre 1996, arrestato a Lucca il latitante Giulio D’Acquisto, corriere di droga legato alla famiglia mafiosa palermitana Buccafusca, di corso dei Mille. Gennaio 1998, arrestato a Livorno il latitante Raffaele Ferrara del clan camorristico dei casalesi. Dicembre 1998, arrestato a Firenze il latitante Ciro Piccirillo, originario di Napoli e considerato esponente della camorra della zona di Mergellina. Gennaio 2007, arrestato a Firenze il latitante Antonino Finocchiaro, considerato il reggente della cosca mafiosa di Aci Catena (CT) Luglio 2007, nell’ambito di una vasta operazione contro il clan dei casalesi, è stato arrestato, a Montevarchi, il boss della camorra Francesco Galloppo. Marzo 2008 i Carabinieri del gruppo di Aversa, nell’ambito delle indagini coordinate dalla DDA di Napoli, confluite nel processo Spartacus, hanno arrestato a Viareggio Lucariello Orlando, latitante dal 2005 e capo-zona dei casalesi di Gricignano di Aversa. Maggio 2008, catturato a Pisa Giuseppe Spagnolo, detto Peppe ’u banditu, esponente di spicco della cosca della ‘ndrangheta “Farao- Marincola”. Dicembre 2009, arrestato dai Carabinieri in un albergo di San Giovanni Valdarno (AR), il latitante Paolo Orlanducci, cognato del capo clan Antonio Giugliano. Gennaio 2012, catturato il latitante Carmine Esposito, 55 anni, di Casoria, ricercato in tutta Europa per 2 provvedimenti restrittivi emessi dalla magistratura del centro e Nord Italia (11 anni e 11 mesi di reclusione per associazione per delinquere finalizzata alle rapine e rapina con sequestro di persona, reati commessi a Parma e a Firenze). I militari lo hanno arrestato a San Giorgio a Cremano mentre si aggirava per la cittadina in compagnia di un pregiudicato 44enne ritenuto affiliato al clan camorristico dei Sarno, che è stato arrestato per favoreggiamento. Gennaio 2012, è stato arrestato dalla SM di Massa latitante, elemento di spicco della criminalità organizzata campana facente capo a sodalizi camorristici . Maggio 2012, la Squadra Mobile di Firenze ha catturato un latitante calabrese condannato in via definitiva nell’ottobre 2011 a 4 anni e 7 mesi di reclusione per reati inerenti gli stupefacenti. Novembre 2012, i Carabinieri di Cavriglia (AR) hanno arrestato Vincenzo Galimi, 61 anni, ricercato dal 2010 per associazione mafiosa, perché considerato un imprenditore di riferimento della cosca di ‘ndrangheta Gallico di Palmi. Dicembre 2012, la Guardia di Finanza di Pistoia e i Carabinieri di Pescia hanno arrestato un siciliano di 46 anni, residente ad Altopascio (LU), latitante da oltre 6 mesi, perché colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Pistoia per i reati di estorsione e violenza privata. Febbraio 2013, la Polizia di Stato ha catturato a Pieve San Paolo, nel comune di Capannori (LU), un latitante ricercato dalle procure di Bari e di Firenze per traffico di droga e rapina. Tot. 18

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