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FOCUS SU MAFIA A RAGUSA


FONDAZIONE CAPONNETTO: FOCUS ANALITICO SULLE INFILTRAZIONI CRIMINALI NELLA PROVINCIA DI RAGUSA 2015 a cura di Salvatore Calleri

INDICE
PROLOGO
CLAN PROVINCIA DI RAGUSA
SCIOGLIMENTO COMUNE DI SCICLI
MERCATO ORTOFRUTTICOLO DI VITTORIA
INTERROGAZIONI PARLAMENTARI SULLA MAFIA NEL RAGUSANO CONCLUSIONI


PROLOGO L'idea di questo focus nasce dal fatto che in provincia di Ragusa la sottovalutazione della presenza delle organizzazioni criminali è purtroppo molto alta. Non è raro assistere al fenomeno del negazionismo della presenza della mafia da parte di esponenti politici o della società civile. Da questo punto di vista Ragusa è assimilabile ad alcune realtà del centro nord non abituate alla criminalità organizzata. I fatti criminali però ci dimostrano l'esatto contrario tant'è che le relazioni della DNA e della DIA oramai da tempo mappano il territorio della provincia di Ragusa. Oggi quindi negare è impossibile e sorge il ragionevole dubbio che chi segue il negazionismo rischia di facilitare, magari senza rendersene conto, le organizzazioni criminali. Non bisogna aver paura di parlare di mafia.

CLAN PROVINCIA DI RAGUSA Le forme criminali di tipo mafioso e non mafioso che sono presenti nel territorio appartengono a diverse tipologie: 1) cosa nostra; 2) stidda; 3) gruppi autoctoni; 4) organizzazioni criminali straniere; 5) cosca 'ndrangheta Il territorio quindi vede convivere forme mafiose e/o criminali organizzate diverse. 
Cosa nostra 
Le famiglie che fanno riferimento a cosa nostra provengono dal gelese e recentemente dal catanese. In particolare sono presenti i clan PISCOPO collegato agli EMMANUELLO di Gela nella zona di Vittoria, Comiso, Abate. Il clan MAZZEI proveniente da Catania è presente nella città di Scicli. Le attività di questi clan sono quelle standard di cosa nostra e vanno dalle estorsioni, al traffico di droga, e molto altro. Tutti questi clan risultano operativi. Stidda La famiglia di riferimento è quella dei DOMINANTE - CARBONARO operante in Vittoria Comiso, Pozzallo e Abate. Per la relazione della DNA attualmente il clan VENTURA ha la leadership a Vittoria ed il clan CAMPAILLA a Comiso. Anche in questo caso le attività di questi clan sono quelle standard delle organizzazioni mafiose siciliane. 

Esistono poi soggetti sotto processo autoctoni.  Il territorio in cui operano è Scicli. Si  avvalgono per operare della propria forza di persuasione nei rapporti nel settore rifiuti. 

Organizzazioni criminali straniere 
Nel territorio vittoriese esistono anche delle organizzazioni criminali straniere dedite al traffico di droga. Esistono cellule criminali transnazionali dedite al traffico di migranti. Cosca 'ndrangheta 
L'omicidio avvenuto pochi mesi fa di Michele Brandimarte ha fatto venire alla luce la presenza a Vittoria di un potente clan della 'ndrangheta in affari con i vittoriesi: i PIROMALLI-MOLÈ. Questo caso va seguito con la massima attenzione.
SCIOGLIMENTO COMUNE DI SCICLI Lo scioglimento del comune di Scicli per le infiltrazioni mafiose è sicuramente un fatto di notevole rilevanza al punto da causare notevoli discussioni con una parte della classe politica che spera in un intervento del Tar che cancelli tale atto ritenuto dannoso per il territorio. Sul punto bisogna essere chiari: è la mafia che danneggia il territorio. Ed a Scicli come negli altri comuni del ragusano, la mafia c'è, a prescindere o meno dello scioglimento.

MERCATO ORTOFRUTTICOLO DI VITTORIA Il mercato ortofrutticolo di Vittoria è al centro di numerosi interessi criminali come si evince dal testo della interrogazione parlamentare del sen. Lumia che segue.

INTERROGAZIONI PARLAMENTARI SU MAFIA NEL RAGUSANO

Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03332 Atto n. 4-03332 Pubblicato il 27 gennaio 2015, nella seduta n. 385 LUMIA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: di recente a Vittoria (Ragusa) si è consumato un omicidio: un uomo è stato ucciso con colpi di pistola. La vittima, Michele Brandimarte, originario di Oppido Mamertino, esponente di spicco dell'omonima famiglia legata alla cosca Piromalli-Molè di Gioia Tauro, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico di droga, è stata colpita mentre si trovava in una zona centrale e trafficata della città. Alcuni testimoni hanno visto 2 uomini fuggire dopo la sparatoria, e non si esclude che siano proprio gli assassini. Di recente Brandimarte si recava spesso a Vittoria, dove avrebbe avuto contatti con esponenti della criminalità organizzata locale. Secondo una prima ricostruzione a sparare sarebbero stati 2 sicari, uno dei quali successivamente si è costituito presso il commissariato di pubblica sicurezza di Gioia Tauro. I Carabinieri e la Polizia che stanno effettuando le indagini, non escludono che l'omicidio sia da inquadrare nell'ambito di contenziosi economici tra gruppi calabresi e siciliani, senza escludere il possibile riassetto dei ruoli criminali interni alla mafia siciliana dovuto al rientro nel territorio di pericolosissimi mafiosi per fine pena. Sull'omicidio ha aperto un'inchiesta la Procura di Ragusa e sul caso c'è anche l'attenzione della Direzione distrettuale antimafia di Catania; Vittoria è una città di circa 63.000 abitanti della provincia di Ragusa in Sicilia. È il comune più popolato di tutta la provincia dopo Ragusa stessa. A Vittoria la criminalità organizzata, dopo una fase di predominio e di forte strutturazione militare, dopo gli arresti e le operazioni che hanno "decapitato" vertici e sodali delle famiglie mafiose esistenti (Cosa nostra e Stidda, quest'ultima in una certa fase addirittura predominante, con il clan facente capo ai noti fratelli Carbonaro e a Carmelo Dominante), ha deciso, come in altri territori, di adottare una strategia di "sommersione" che con l'omicidio Brandimarte potrebbe avere subito uno scossone; oggi a Vittoria la mafia ha occupato importanti settori economici della città, il mercato ortofrutticolo e l'indotto in primis, costruendo un oligopolio illecito che regge sulla minaccia e sull'intimidazione tipicamente mafiosa. Anche il settore della raccolta e del riciclaggio della plastica ha "stuzzicato" gli appetiti di soggetti contigui e affiliati ai clan. Sarebbero state addirittura pianificate riunioni, tra diverse fazioni criminali, per accaparrarsi il business della raccolta della plastica dismessa, prelevata con metodi intimidatori dai serricoltori della fascia trasformata di Vittoria e Gela. A Vittoria sarebbero rimaste "sulla piazza" 2 imprese, che si contendono il mercato, e che sono rifornite da soggetti, anche gelesi, che spesso utilizzano metodi mafiosi nella raccolta e nei trasporti. Una di queste imprese è di proprietà di tale Raffaele Donzelli (soggetto con pregiudizi penali), il cui padre Giovanni condannato per il reato di cui all'art. 416-bis del codice penale (nell'ambito dell'operazione "Piazza pulita") è da sempre persona di riferimento per il clan Dominante. L'altra è di Pino Gueli, imprenditore che si avvarrebbe dei servigi mafiosi del parente omonimo Pino Gueli, già incriminato del 416-bis e scarcerato da poco. Donzelli e Pino Gueli sono entrati in conflitto, dopo essere stati uniti per ragioni commerciali facendo cartello e stabilendo di comune accordo il prezzo di acquisto della plastica da imporre sul mercato e senza possibilità alcuna di eventuali concorrenze esterne; di recente (settembre 2014) è stato incendiato il magazzino di imballaggi per l'ortofrutta di Giombattista Puccio, pregiudicato, già 416-bis, anch'egli scarcerato e messosi subito in affari nel settore della fornitura di cassette in plastica e addobbi per il confezionamento dei prodotti ortofrutticoli. Puccio nella sua attività sarebbe entrato in contrasto con Greco "Elio" Emanuele, gestore di fatto della "Vittoria Pack Srl" - intestata alla moglie Salerno Concetta, che si occupa (come quella del concorrente Puccio) di realizzare imballaggi in cartone, palette, addobbi, angolari e vaschette in pvc per il settore ortofrutticoli. Da non sottovalutare altresì la "crescita" di alcuni soggetti pregiudicati (di spessore medio alto) che hanno occupato ogni spazio economico importante della città, distorcendo di fatto le regole economiche con metodi intimidatori prettamente mafiosi; in particolare vengono segnalati, oltre al citato Giombattista Puccio, Vincenzo Di Pietro inteso "Enzu u mastru", che commercia cassette in legno in concorrenza con Giovanni Greco (fratello di Elio sopra nominato); si segnalano ancora Gionbattista Ventura (già segnalato per 416-bis), Marco Papa e Francesco Giliberto, operanti nel settore degli imballaggi. Ventura, in particolare, ha 2 nipoti che operano sempre nel settore degli imballaggi, Jerry e Angelo, inteso "Elvis", che sono i figli del fratello Filippo, quest'ultimo detenuto per associazione mafiosa; va rimarcata anche la presenza di Gaetano Dominante inteso "Tonino", figlio del boss ergastolano Carmelo Dominante, che unitamente al pregiudicato Giancarlo Cicero hanno aperto un magazzino per la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli; ancora più grave è la presenza di Francesco Iemolo (già segnalato per 416-bis), nipote dei famigerati fratelli Carbonaro, che con la sua azienda, "Seristamp", che effettua grafica per imballaggi di ortofrutta, opera nell'indotto del mercato ortofrutticolo vittoriese. Sembra che il socio occulto della ditta sia proprio l'ex collaboratore Claudio Carbonaro, che, finito il programma di protezione per collaboratori di giustizia, da qualche tempo è tornato a Vittoria dove stranamente si fa notare senza mostrare alcuna paura di eventuali ritorsioni; ancora va prestata attenzione a Paolo Cannizzo, inteso "Paulu U niuru", elemento di spicco del clan Carbonaro Dominante, scarcerato e nuovamente arrestato, che ha operato sul territorio vittoriese con agenzie di trasporti (avrebbe rilevato con un altro soggetto, Titta Luminoso, l'agenzia di trasporti di Guglielmo Costa); ancora, Salvatore Fede, già segnalato per 416-bis, scarcerato e successivamente e arrestato nuovamente per pena definitiva, avrebbe operato a fianco di Paolo Cannizzo citato nel settore trasporti; Venerando Lauretta, già condannato per 416-bis, avrebbe una concessionaria di auto, e si riferisce che abbia rilevato anche il box n. 65 del mercato ortofrutticolo di Vittoria; Angelo Alecci inteso "Cocuzza" e Giovanni Busacca inteso "A veccia" (già coinvolti per 416-bis nella nota operazione di "Piazza pulita" del 1993) avrebbero acquisito un'azienda che assembla pedane in legno da mettere all'interno del mercato ortofrutticolo di Vittoria; Salvatore Di Mercurio, già segnalato per 416-bis, gestisce invece un magazzino di lavorazione in conto terzi, lavorando i prodotti ortofrutticoli dell'azienda dei fratelli Libretti; Claudio Di Martino (già segnalato per 416-bis ed indicato come killer della Stidda negli anni '90) ha inserito il figlio Daniele nel settore dei trasporti; ancora Raffaele Giudice (pregiudicato per 416-bis) inteso "varecchina", gestisce il 70 per cento dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli su Vittoria fornendo servizi nei vicini comuni di Niscemi e Gela; Salvatore Gulino (già segnalato per 416-bis e 74 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990) inteso "U cavadduzzu", genero di Pino Gueli (416-bis), ha aperto un autosalone; Sebastiano Gatto (nipote del fu professore Biagio Gravina, quest'ultimo reggente della famiglia della Stidda di Vittoria, ucciso il 10 marzo 1989), nonché fratello di Giambattista, rimasto ucciso in un agguato di mafia, opera nel settore dei trasporti; la famiglia Consalvo (Giacomo Consalvo, già 416-bis, e i figli Michael e Giovanni, già 416-bis -) opera nel settore delle cassette in legno per i produttori ortofrutticoli; i fratelli Nigito (già arrestati per 416-bis), esponenti dell'omonimo clan, hanno l'esclusiva della fornitura di macchinette da caffè, che impongono a magazzini per la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli e a imprese locali; i fratelli Pepi, coinvolti in indagini di mafia, con la loro ditta, la "3P distribuzione", operano nel settore della fornitura di materiale per bar e catering; va infine segnalata la presenza di Vincenzo Latino (416-bis), appartenente alla famiglia degli Zingari di san Giovanni, già referente della Stidda nel periodo 2006-2007 che pianificherebbe, insieme ad altri adepti, furti e rapine nel comprensorio ibleo; come emerge sia da inchieste della magistratura che da notizie di stampa c'è preoccupazione sullo stato di legalità e di sicurezza in cui versa il mercato ortofrutticolo, inaugurato nel 1986 e che copre una vasta area di circa 246.000 metri quadri, purtroppo in condizioni non più adeguate e idonee a garantire la prevenzione e il contrasto a fenomeni di criminalità e di possibili infiltrazioni mafiose; già nel 2008 il Dipartimento investigativo antimafia aveva affermato che i punti più sensibili per le infiltrazioni malavitose erano costituiti dai servizi di trasporto su gomma dell'ortofrutta da e per i mercati, dalle imprese dell'indotto (estorsioni indirette quali ad esempio l'imposizione di cassette per imballaggio), dalla falsificazione delle tracce di provenienza dell'ortofrutta e dal livello anomalo di lievitazione dei prezzi per effetto di intermediazioni svolte dai commissionari mediante forme miste di produzione, stoccaggio e commercializzazione; e, dall'analisi ed elaborazione di dati e notizie afferenti al mercato ortofrutticolo di Vittoria, erano emerse forme variegate di infiltrazione che andavano dalla conduzione di estorsioni ai titolari delle ditte dei commissionari, nonché ad aziende agricole e serricole, alle imposizioni di forniture di beni e servizi, al monopolio dei servizi di trasporto su gomma da parte di ditte mafiose o contigue; inoltre era anche emersa l'ipotesi di un coinvolgimento di strutture criminali nel riciclaggio di proventi illeciti delle estorsioni; anche studi e inchieste giornalistiche confermano questi assunti, sicché non ci sono dubbi riguardo l'esistenza di cartelli anche di matrice espressamente criminale e mafiosa, che gestiscono e controllano da monopolisti le rotte della commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli verso le varie zone del Paese e non solo; e riguardo all'esistenza di collegamenti operativi per il controllo delle attività di autotrasporto e di confezionamento dei prodotti ortofrutticoli fra soggetti malavitosi legati alle organizzazioni criminali della camorra, della 'ndrangheta e di Cosa nostra operanti nei mercati ortofrutticoli; collegamenti, d'altronde, che emergono anche da inchieste e provvedimenti della magistratura penale, quali quelli assunti, recentemente, in occasione del maxi sequestro all'ortofrutticolo di Palermo, e dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha evidenziato l'esistenza di un cartello tra mafia siciliana e casalesi per monopolizzare il trasporto su gomma tra Sicilia, Calabria, Campania, Lazio e nei mercati ortofrutticoli di mezza Italia, e che ha visto "alla sbarra" elementi di spicco delle organizzazioni criminali campane e siciliane, tra i quali Gaetano Riina, Francesco Schiavone, cugino di "Sandokan", tutti condannati per i reati di associazione mafiosa, illecita concorrenza, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico d'armi; questi dati allarmanti, negli ultimi anni, hanno certamente spinto le istituzioni a muoversi con più determinazione rispetto al passato, ponendo l'esigenza di una risposta che muove anche da due considerazioni: in un periodo come l'attuale segnato da una crisi generalizzata, dalla carenza di liquidità e dalla "chiusura a riccio" del sistema creditizio, le mafie hanno potenziato un'attività di "sostegno" a persone e imprese sull'orlo del collasso, finalizzata a divenire poi proprietarie dei loro destini, riciclando, al contempo, capitali di provenienza illecita; inoltre, queste connessioni stanno sempre più inquinando i mercati e danneggiando i cittadini, determinando un enorme aumento dei prezzi dei prodotti al consumo, cui corrisponde un pari e illecito vantaggio di chi controlla i mercati; si tratta di fenomeni evidenziati chiaramente il 24 novembre 2014, nel corso di una conferenza stampa ripresa da molte testate giornalistiche, dall'assessore per la legalità del Comune di Vittoria, Pietro Gurrieri, che è anche vicepresidente nazionale di "Avviso Pubblico" ("Regioni ed entgi locali per la formazione civile contro le mafie"), il quale, il 13 dicembre si è dimesso dalla Giunta comunale. Gurrieri, con una lettera indirizzata, tra gli altri, al presidente del Consiglio comunale e al sindaco, ha chiesto al Consiglio Comunale di adottare nei tempi più rapidi il nuovo regolamento per il funzionamento del mercato ortofrutticolo, del quale ha rimesso una sua organica proposta. L'assessore, autore negli scorsi anni di atti regolamentari diretti ad apprestare strumenti di legalità all'interno del mercato, ha riferito che erano trascorsi 2 anni dall'inizio del percorso, da lui sollecitato, diretto alla discussione e all'adozione del regolamento di mercato destinato a sostituire quello vigente, risalente al 1971 e pertanto non più idoneo ad assicurare un moderno funzionamento, ma anche condizioni adeguate di prevenzione e contrasto alla criminalità e alle infiltrazioni delle mafie in un contesto, come quello locale, in prevalenza sano e che quindi deve essere difeso dalle pressioni e dagli attacchi esterni ed interni; la proposta formulata dall'assessore, giudicata di grande valore non solo dall'interrogante, ma anche da esponenti politici di altri gruppi parlamentari, si fonda su 3 principi: distinzione delle funzioni, garanzie di trasparenza nelle transazioni, controlli di legalità; tra i contenuti salienti, l'art. 2 della proposta, che obbliga l'ente di gestione ad applicare le disposizioni del decreto legislativo n. 163 del 2006 in materia di scelta del contraente per beni, servizi e forniture, e quelli di massima partecipazione, pubblicità e concorrenzialità in caso di reclutamento di personale sotto qualsiasi forma e tipologia; l'art. 11 stabilisce una "pesa elettronica" e, ai fini della trasparenza e visibilità nella formazione dei prezzi, una mercuriale telematica; l'art. 12, che prevede la costituzione di un nucleo stabile interforze tra l'Arma dei Carabinieri, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza, dotandolo di un collegamento telematico con la direzione di mercato; l'art. 17, che stabilisce che il pagamento di ogni transazione interna può avvenire esclusivamente per assegni bancari, bonifici o strumenti elettronici comunque tracciabili a prescindere dall'importo essendo inibito l'uso del contante; gli artt. 18, 19, 20 e 21, che prevedono che per essere ammessi al mercato, e vedersi rilasciate autorozzazioni, abilitazioni e concessioni, si debba preventivamente dimostrare il possesso dei requisiti morali e di ordine pubblico e assumere impegni precisi, pena la decadenza di tutti i benefici, quali l'impegno a dichiarare l'elenco dei dipendenti e collaboratori e di tutti i contratti in corso di validità strumentali alla realizzazione dell'oggetto sociale; per i commissionari, l'obbligo di esercitare esclusivamente tale attività, e di non esercitare, né intendere esercitare attività di produzione e/o di commercio, sotto qualsiasi forma, anche societaria, di prodotti ortofrutticoli, dichiarando il possesso di quote, azioni, partecipazioni, rapporti di controllo in società il cui oggetto sociale contempli una o più di queste attività, e, per quanto di loro conoscenza, le attività della stessa specie esercitate da parenti fino al quarto grado, con le loro generalità, e gli estremi delle società presso le quali questi detengano quote, azioni, partecipazioni; la trasmissione telematica alla Direzione Mercati del Comune dell'elenco delle ditte rappresentate anche occasionalmente nel mese precedente, con allegati i relativi mandati di rappresentanza, o incarichi professionali e il report delle transazioni concluse, con indicate le parti del rapporto, il prezzo pattuito, le modalità e tempi convenuti per il pagamento del corrispettivo; l'art. 22, che istituisce l'anagrafe di mercato; sulla proposta presentata di Gurrieri si attende ancora l'avvio del dibattito in Consiglio comunale, mentre nel mese di dicembre è stato presentato un protocollo di legalità sempre per il mercato ortofrutticolo. A sottoscriverlo sono stati il prefetto, Annunziato Vardè, il sindaco, Giuseppe Nicosia, il presidente di Vittoria Mercati Srl, Emanuele Garrasi, i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Giovanni Avola, Paolo Sanzaro e Giorgio Bandiera, i presidenti di Coldiretti e Confagricoltura, Gianfranco Cunsolo e Sandro Gambuzza, e il presidente dell'associazione concessionari dell'ortomercato, Filippo Giombarresi. Ciascuno dei firmatari ha assunto impegni specifici: la Prefettura dovrà eseguire i controlli preventivi per accertare l'assenza di tentativi di infiltrazione mafiosa. Il Comune, attraverso la Direzione mercati, dovrà segnalare alle forze dell'ordine ogni elemento utile a individuare collegamenti o condizionamenti di soggetti potenzialmente vicini alla criminalità organizzata con operatori economici che svolgono attività all'interno del mercato; dovrà prevedere nei bandi di concorso, negli avvisi pubblici o in caso di trasferimenti delle assegnazioni o modifiche delle compagini societarie, che i soggetti partecipanti siano sottoposti ad un controllo preventivo antimafia; dovrà promuovere procedure di controllo delle aziende che conferiscono merce all'interno del mercato ortofrutticolo e segnalare eventuali anomalie alla Prefettura; dovrà prevedere nei provvedimenti concessori e nei rapporti contrattuali la clausola che obblighi gli operatori a dare notizia alla Prefettura, al Comune e alla "Vittoria Mercati" di ogni tentativo di usura o estorsione, intimidazione o condizionamento di natura criminale in qualunque forma esso si manifesti nei confronti dei concessionari o di altri componenti della compagine sociale o dei loro familiari (fermo restando che permane l'obbligo di denuncia degli stessi fatti all'autorità giudiziaria); dovrà assicurare uno scambio informativo reciproco, attraverso la periodica organizzazione di incontri plurilaterali; dovrà dare impulso alla Polizia locale affinché effettui un attento presidio e monitoraggio nell'area del mercato ortofrutticolo; dovrà prevedere, direttamente ovvero nell'utilizzo dei bandi di gara relativi ai servizi da acquisire, l'utilizzo delle risorse tecnologiche disponibili, al fine di incrementare progressivamente la tracciabilità dei mezzi di trasporto, delle merci, dei contenitori ed altri beni materiali, nonché delle transazioni; dovrà esercitare le funzioni di alta sorveglianza e di indirizzo strategico in funzione della piena legalità delle attività che si svolgono nella filiera alimentare fino al consumatore, con particolare attenzione all'impegno contro le azioni di contraffazione. Le associazioni di categoria dovranno promuovere fra i propri associati la massima diffusione della cultura della legalità, favorendo l'adozione di un capillare sistema di controlli relativi alle attività svolte dai trasportatori conferenti la merc; e dovranno contrastare decisamente il ricorso al lavoro irregolare. Le organizzazioni dei produttori dovranno contribuire alla piena conoscenza e applicazione delle norme sulla sicurezza e sulla salute sul lavoro e alla vigilanza sul rispetto degli adempimenti previsti; dovranno vigilare sul pieno adempimento degli obblighi relativi alla regolarità contrattuale, contributiva e previdenziale; dovranno contribuire alle azoni di formazione del personale. L'associazione concessionari dovrà promuovere fra i propri associati la massima diffusione della cultura della legalità; gli impegni assunti con la firma del protocollo di legalità sono importanti per quanto prevalentemente etici, tuttavia è evidente che la questione risolutiva sia rappresentata dalla tempestiva adozione di un regolamento come quello proposto, tanto più che si rende necessario rompere gli indugi e procedere con scelte chiare ed innovative; la creazione da parte del Consiglio comunale di un insieme di regole stringenti può anche costituire un segnale forte da parte dei gruppi dirigenti politici, sociali, imprenditoriali nei confronti della recrudescenza criminale che nelle ultime settimane sta interessando Vittoria, si chiede di sapere: quale iniziativa il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per rafforzare il controllo del territorio da parte delle forze di polizia, supportare il movimento antiracket, sostenere la verifica del legale andamento del mercato ortofrutticolo e l'applicazione meticolosa del protocollo di legalità; quale iniziativa intenda intraprendere per sostenere la DDA di Catania e la Procura di Ragusa nell'azione di repressione della mafia e dell'illegalità, volta a monitorare i boss scarcerati e l'attività criminale di corruzione e collusione intrapresa nuovamente nel territorio; quali iniziative intenda intraprendere per supportare e stimolare le amministrazioni e gli enti gestori dei mercati ortofrutticoli del Paese ad apprestare strumenti di normazione secondaria e regolamentare che esaltino la legalità e contrastino efficacemente le illegalità, la criminalità e le mafie, quali quelli richiamati; se non ritenga necessaria un'iniziativa legislativa primaria sui punti richiamati.




Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01825 Atto n. 3-01825 Pubblicato il 2 aprile 2015, nella seduta n. 423 LUMIA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, a quanto risulta all'interrogante: nella città di Scicli (Ragusa) è stata svolta un'importante attività di indagine sulla presenza mafiosa da parte dei Carabinieri della compagnia di Modica, per delega della Direzione distrettuale antimafia che è culminata con l'arresto di Franco Mormina, 45 anni, netturbino per il Comune di Scicli e sorvegliato speciale; Ignazio Mormina, 26 anni, figlio di Franco, anch'egli netturbino; Gianni Mormina, 46 anni, fratello di Franco e zio di Ignazio, anch'egli netturbino; Giacomo Fidone, 45 anni, pluripregiudicato sciclitano, già ristretto in carcere per altri reati; Ugo Lutri, 54 anni, anch'egli pluripregiudicato, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, oltre che con l'avviso di garanzia (ed oggi con il rinvio a giudizio) per il sindaco della città, Franco Susino; le indagini hanno coinvolto 57 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegale di armi da fuoco, estorsione, lesioni personali, danneggiamento a seguito di incendio, turbativa d'asta giudiziaria e favoreggiamento di latitante. Tutti i fatti sarebbero stati commessi nei comuni di Scicli, Modica, Pozzallo e Catania, a partire dal settembre 2007; l'attività d'indagine scaturisce a seguito del ferimento con arma da fuoco in danno di Guglielmo Fidone, avvenuto a Scicli il 6 marzo 2007 secondo l'accusa ad opera di Franco Mormina. Per tale vicenda venne aperto il procedimento penale 471/2007 RGNR dalla Procura della Repubblica di Modica; l'attività delegata dalla procura di Modica venne svolta dal 6 marzo al 14 maggio 2007 nei confronti di Franco Mormina, Guglielmo Fidone e Fabrizio Imbergamo, indicato quale teste oculare del ferimento di Fidone. Le indagini permisero sia di acquisire specifici elementi di reità a carico di Franco Mormina sia di individuare, a Scicli, la presenza di un sodalizio criminale dedito al traffico di sostanze stupefacenti ed alla consumazione di altri reati all'interno del quale Mormina appariva come uno degli esponenti di spicco. Sulla scorta delle risultanze investigative e del conseguente emergere di fattispecie di reato di competenza distrettuale, la Procura di Catania, nel settembre 2007, delegava lo svolgimento di una prolungata e complessa attività d'indagine che si è protratta sino al mese di novembre 2008; le ulteriori risultanze investigative permettevano di confermare sia l'originaria ipotesi investigativa sia la presenza del sodalizio criminale di tipo mafioso operante nel vasto territorio di Scicli (del quale fanno parte le frazioni di Sampieri, Cava d'Aliga e Donnalucata); secondo le indagini dei Carabinieri di Modica, la consorteria in argomento risultava composta principalmente dagli appartenenti alle famiglie sciclitane Mormina e Gesso, i cui capi e promotori del sodalizio si identificavano in Roberto Gesso e Franco Mormina; gli associati, uniti da un forte vincolo più volte reiterato e rinsaldato, si sarebbero avvalsi della forza d'intimidazione e di induzione all'omertà per commettere numerosi delitti finalizzati all'acquisizione di illeciti vantaggi economici; gli elementi acquisiti dagli investigatori hanno permesso di accertare la pericolosità sociale degli indagati, che si è costantemente estrinsecata in una preoccupante capacità di controllare il territorio; acquisire in modo diretto ed indiretto il controllo di talune attività economiche; disporre di armi ed avvalersi di fiancheggiatori armati e disposti a farne uso a difesa non solo propria ma anche degli associati; avvalersi di legami con esponenti di altri sodalizi criminali; avvalersi di legami con politici locali; avvalersi di legami con persone delle forze di Polizia da cui ricevere informazioni inerenti le indagini in corso sul loro conto; l'organizzazione mafiosa faceva leva sulla forza dell'intimidazione originata sulla popolazione sciclitana dalla consapevolezza dei precedenti penali e della correlata pericolosità sociale di Roberto, Mauro e Massimiliano Gesso (che sarebbe coinvolta in tutte le vicende penali di criminalità organizzata registrate in passato a Scicli e già capeggiata dal padre Palmiro Alfonso Gesso, per le quali hanno subìto e scontato condanne), di Franco e Fulvio Mormina, Ignazio figlio di Franco Mormina, Cristian Carnemolla, Giacomino Fidone e Luigi Musumeci, cui sarebbe riconducibile il controllo su svariate attività illecite poste in essere a Scicli e frazioni, tra le quali il traffico di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish) e le estorsioni, nonché l'esercizio della violenza e delle minacce finalizzato ad ottenere l'affidamento in esclusiva dei lavori di affissione dei manifesti elettorali dei vari personaggi candidati alle elezioni politico-amministrative intercorse nel periodo d'indagine; a testimonianza dei rapporti con altre consorterie criminali di stampo mafioso operanti nell'ambito della città di Vittoria (Ragusa) ed in particolare con il gruppo riconducibile a Vito Panasia e a Michele Sauna, l'associazione mafiosa, nel periodo compreso tra il dicembre 2007 ed il gennaio 2008, avrebbe addirittura favorito la latitanza, offrendo ospitalità in più abitazioni del territorio di Scicli, al pericoloso Giuseppe Scardino di Vittoria, poi costituitosi il 23 gennaio 2008 alla casa circondariale di Ragusa; i capi e promotori del sodalizio sarebbero stati individuati in Roberto Gesso e Franco Mormina, rappresentanti delle due famiglie mafiose, che hanno imposto agli altri associati, in base ad un consolidato vincolo associativo, i progetti delittuosi dell'organizzazione, le connesse modalità esecutive ed i tempi di realizzazione; l'associazione avrebbe beneficiato delle informazioni precise e puntuali ricevute dal brigadiere dei Carabinieri Lorenzo Miuccio che, violando il segreto d'ufficio, avrebbe rivelato agli indagati, ed in particolare a Roberto Gesso, l'esistenza delle indagini condotte sempre dai Carabinieri nonché quale fosse l'autorità giudiziaria delegante. Il militare, venuto a conoscenza delle indagini, avrebbe svelato, pur in maniera sommaria e generica, anche l'esistenza dell'attività d'intercettazione svolta sul conto del sodalizio. Questo sino alla data del 21 novembre 2009 allorquando il comando dei Carabinieri di Palermo ne ha disposto il trasferimento d'autorità per "incompatibilità ambientale" presso la stazione dei Carabinieri di Corleone; a riscontro della colpevolezza di Miuccio sarebbero stati acquisiti univoci elementi di prova, attraverso la captazione delle conversazioni tra presenti avvenute all'interno delle autovetture in uso a Luigi Musumeci e Roberto Gesso e di quelle avvenute all'interno della sala colloqui del carcere di Messina, ove dal febbraio 2008 Gesso e Mormina si trovavano detenuti ed intercorse tra Roberto Gesso ed i suoi fratelli Massimiliano e Mauro; va inoltre rimarcata la disponibilità di armi da parte dell'associazione; numerosi appartenenti al sodalizio mafioso, ivi compresi Franco Mormina, il figlio Ignazio, Fulvio Mormina e Roberto Gesso, avrebbero avuto infatti la disponibilità diretta di armi. Al contempo, il sodalizio avrebbe disposto di armi che, di volta in volta, sarebbero state messe a disposizione dai fiancheggiatori, tra i quali Giovanni Mormina, fratello di Franco e di Fulvio, e Giuliano Trovato. In alcuni casi queste armi sarebbero state usate per fronteggiare nemici o intimidire le vittime; ancora va prestata attenzione alle campagne elettorali, dal 2008 in poi, svoltesi nel comune di Scicli; il sodalizio mafioso, con ripetute minacce, violenze e, soprattutto, facendo leva sulla forza d'intimidazione generata sulla popolazione e la conseguente omertà, avrebbe monopolizzato le attività di affissione dei manifesti elettorali dei vari candidati politici, senza distinzione di schieramento, in occasione delle elezioni politiche ed amministrative svoltesi nel primo semestre dell'anno 2008 a Scicli, capitalizzandone quindi gli introiti. Tale attività sarebbe stata pianificata e capeggiata da Franco Mormina con la collaborazione del figlio Ignazio, nonché di Carnemolla, Giacomino Fidone e Maurizio Adamo. Nel corso della campagna elettorale gli stessi si sarebbero resi autori di intimidazioni e rappresaglie nei confronti di alcuni rappresentanti politici che hanno cercato di svolgere la medesima attività di propaganda, animati da sentimenti di amicizie e/o condivisione di ideali politici, quasi sempre picchiati dai membri della consorteria. Ciò, divenuto di pubblico dominio, ha ben presto generato nella popolazione sciclitana un preoccupante allarme sociale che ha reso necessario il massiccio intervento delle forze dell'ordine, soprattutto nelle ore notturne, allo scopo di prevenire il compimento di ulteriori fatti delittuosi; soprattutto in occasione delle elezioni amministrative svoltesi nel maggio 2008, Franco Mormina ed il suo gruppo avrebbero addirittura imposto, mediante specifiche azioni di chiara connotazione mafiosa (minacce, aggressioni, danneggiamenti), la quantità ed il luogo di affissione dei manifesti propagandistici per ciascun candidato, nonché il prezzo del servizio, discriminando e danneggiando i candidati che non avevano inteso assoggettarsi; nei mesi di aprile e giugno 2008 si tennero anche a Scicli le campagne elettorali per le successive elezioni regionali ed amministrative. In entrambe le occasioni l'affissione dei manifesti dei candidati politici sarebbe stata gestita pressoché totalmente da Franco Mormina, dal figlio Ignazio, da Carnemolla e dai pregiudicati Giacomo Fidone e Maurizio Adamo; il gruppo di Mormina avrebbe ottenuto il monopolio nella gestione delle affissioni ricorrendo spesso a minacce e percosse nei confronti di altri soggetti tradizionalmente preposti a tale attività o volenterosi di collaborare con i candidati amici di famiglia o partito, senza che questi abbiano mai sporto denuncia, perché assoggettati alla forza d'intimidazione ed alla conseguente omertà che ne veniva generata. Così il sodalizio avrebbe gestito a suo modo gli spazi elettorali autorizzati ed abusivi, nonché la quantità dei manifesti da affiggere ricevuti dai candidati politici, coscienti dell'obbligo di doversi affidare a Mormina. Le finalità di tale attività sarebbero state prettamente economiche, atteso il rilevante guadagno percepito e tenuto conto che ai candidati, all'incirca 300 per entrambe le tornate elettorali, è stato imposto mediamente il prezzo di un euro per ogni manifesto, per un stock minimo di circa 500, per cui il ricavato finale sarebbe arrivato a diverse decine di migliaia di euro; Mormina ed i suoi adepti, per conseguire il cospicuo guadagno, non avrebbero esitato a rendersi autori di gravi episodi delittuosi nei confronti di altri soggetti, magari anche semplici simpatizzanti di partiti politici e considerati elementi di disturbo perché, con la loro azione di propaganda elettorale, turbavano di fatto i piani del sodalizio criminale. Gli episodi di violenza commessi in tale ambito sarebbero stati riscontrati dalla captazione dei colloqui telefonici intercettati sulle utenze in uso a Franco e Ignazio Mormina ed altrimenti non rilevati; va rimarcata inoltre una grande quantità di estorsioni; tale illecita attività sarebbe stata curata da Gesso e Mormina, capi e promotori dell'organizzazione mafiosa, i quali sono stati direttamente coadiuvati dagli altri sodali; fra i diversi reati contestati, diversi incendi dolosi ed un omicidio, di Giuseppe Drago, avvenuto la sera del 28 ottobre 2007 a Scicli; per le motivazioni esposte, sarebbero stati indagati i seguenti personaggi, come risulta anche dal sito internet "laspia" in due articoli pubblicati rispettivamente il 27 luglio e il 5 agosto 2014: Maurizio Adamo; Massimo Arrabito; Giovanni Bellaera; Rita Buda; Rosa Buda; Cristian Carnemolla; Marilena Cavallini; Giusy Cavarra; Dorotea Ciranda; Gennaro D'Affeo; Giombattista Di Noto; Antonino Ferrante; Giacomo Fidone; Francesco Gambuzza; Massimiliano Gesso; Mauro Gesso; Roberto Gesso; Carmelo Giannone; Allesandro Grillo; Esat Huqi; Viktor Huqi; Elisa Iabichino; Walter Inserra; Patrizia Landolfi; Emanuele Lo Monaco; Vincenzo Lo Monaco; Gaetano Magro; Franco Marinero; Giuseppa Messina; Marcella Mirabella; Lorenzo Miuccio; Carmelo Monaco; Franco Mormina; Fulvio Mormina; Giovanni Mormina; Ignazio Mormina; Gary Mumin; Luigi Musumeci; Gianfranco Nifosì; Vito Panasia; Felicia Paolino; Graziana Paolino; Agata Ragonese; Agatino Luca Ragonese; Angelo Ragonese; Girolamo Ragonese; Simone Rizzo; Emanuele Sauna; Emanuele Scarrozza; Francesco Sciacca; Gaetano Sciacca; Agrippino Sipala; Saverio Spampinato; Angelo Trovato; Giuliano Trovato; Lorenzo Trovato; Guglielmo Verdirame; va ricordato che all'epoca il sindaco di Scicli, Francesco Susino, ricevette in data 17 luglio un avviso di garanzia per associazione esterna di tipo mafioso (secondo l'articolo 416-bis del codice penale) per aver favorito l'associazione mafiosa di Franco Mormina e sodali; va rimarcato inoltre che, a seguito dell'avviso di garanzia per il sindaco Susino, per 6 mesi la commissione prefettizia di accesso al Comune di Scicli ha lavorato e raccolto notevoli elementi di inquinamento dell'ente, ancora oggi al vaglio del Ministro dell'interno; ancora si ricorda il rinvio a giudizio dei componenti dell'associazione mafiosa, avvenuto il 17 marzo 2015; oltre all'ex sindaco Susino, si annoverano Gianni Mormina (fratello di Franco), Ugo Lutri e Giacomo Fidone, tutti sciclitani. E poi ancora Renzo Gazzè, Lorenzo Trovato, Giovanni Di Stefano e Vincenzo Tumino, accusati di truffa, e Bartolomeo Cannella, accusato di favoreggiamento. Mentre Franco ed Ignazio Mormina hanno chiesto ed ottenuto di essere processati con il rito immediato; va precisato inoltre che l'attività giornalistica del giornalista pubblicista Paolo Borrometi è servita ad informare la collettività della presenza sul territorio dell'associazione mafiosa, ha contribuito a svelare retroscena fondamentali per comprendere meglio i fatti e da allora lo stesso giornalista ha subito gravi atti intimidatori, di violenza fisica ed incendi dolosi e minacce gravi e reiterate; questi dati allarmanti, nell'ultimo periodo, continuano ad essere presenti e in loco c'è, inoltre, una pericolosissima negazione della stessa presenza mafiosa, da parte di certa società e certa stampa, che spesso ha causato una notevole sottovalutazione del fenomeno locale, si chiede pertanto di sapere: quali iniziative di propria competenza il Ministro in indirizzo intenda intraprendere per rafforzare il controllo sul territorio da parte delle forze di Polizia, supportare il movimento antiracket, sostenere la verifica del legale andamento del mercato ortofrutticolo e l'applicazione meticolosa del protocollo di legalità; quali iniziative intenda adottare per sostenere la Direzione distrettuale antimafia di Catania e la Procura di Ragusa nell'azione di repressione della mafia e dell'illegalità, volta a monitorare i boss scarcerati e l'attività criminale di corruzione e collusione intrapresa nuovamente nel territorio; quali iniziative ritenga opportune per supportare giornalisti coraggiosi come Paolo Borrometi; a quale stadio si trovi l'avvio del procedimento di valutazione dello scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Scicli.



Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04191 Atto n. 4-04191 Pubblicato il 25 giugno 2015, nella seduta n. 473 GIARRUSSO , BERTOROTTA , MANGILI , MARTELLI , MARTON , MONTEVECCHI , MORONESE , MORRA , NUGNES , PAGLINI , SANTANGELO , SERRA - Al Ministro dell'interno. - Premesso che: il dottor Paolo Borrometi è un giornalista che da tempo realizza importanti inchieste contro la mafia ed il malaffare, esercita la professione presso l'Agi (Agenzia giornalistica Italia) ed è direttore della testata on line "laspia"; relativamente ad un recente articolo incentrato sulla dilagante presenza mafiosa nel mercato ortofrutticolo di Vittoria (Ragusa), uno dei più importanti del Sud Italia, Borrometi è stato oggetto di minacce ed ingiurie, proferite da soggetti legati alla criminalità organizzata, sia per iscritto che pubblicamente mediante il ricorso ai social network; tali minacce, invero, non sono che l'ennesimo episodio di intimidazioni provenienti da realtà criminali siciliane e calabresi, ovvero da altri soggetti già coinvolti in indagini e processi per associazione mafiosa; a ciò devono, inoltre, aggiungersi: un brutale e violentissimo pestaggio, subito da parte di 2 uomini incappucciati (tuttora ignoti), nell'anno 2014, che peraltro gli ha causato delle lesioni permanenti; un successivo tentativo di speronamento con l'autovettura, tale da indurlo fuori strada, nonché un gravissimo attentato incendiario, attraverso il quale ignoti hanno cercato di appiccare il fuoco alla sua abitazione, nottetempo e con il dottor Borrometi all'interno. Si tratta di un appartamento sito in pieno centro abitato ed ubicato al settimo piano; l'eventuale divampare dell'incendio all'interno del palazzo avrebbe, con ogni probabilità, comportato conseguenze estremamente nefaste; considerato che: Paolo Borrometi è autore, tra l'altro, di importanti inchieste giornalistiche, come quella relativa all'omicidio di Michele Brandimarte (boss della famiglia Piromalli-Molè), avvenuto pochi mesi addietro sempre nella città di Vittoria, in pieno centro ed in presenza di un cospicuo numero di cittadini. Attraverso la sua opera di indagine, il dottor Borrometi ha scoperto non solo che Brandimarte si era più volte recato nella cittadina, ma anche con chi si era incontrato ed i motivi alla base degli incontri; anche a seguito di tale inchiesta Borrometi ha subito pressioni e minacce da parte di importanti membri delle famiglie calabresi dei Piromalli-Molè; a lui si deve, ancora, l'inchiesta giornalistica con cui è stata resa nota la connessione tra l'amministrazione della città di Scicli (Ragusa) ed alcune cosche mafiose, la qual cosa ha determinato le dimissioni del sindaco e il probabile scioglimento per mafia del Comune stesso; in seguito ad alcuni importanti articoli sull'affare Italgas, Borrometi è stato, altresì, oggetto di minacce da parte di soggetti ritenuti dagli inquirenti vicini alle cosche di Belmonte Mezzagno (Palermo) ed al boss Benedetto Spera (fedelissimo di Totò Riina e di Bernardo Provenzano); a parere degli interroganti probabilmente il torto di Paolo Borrometi è quello di lavorare in una provincia come quella di Ragusa, dove fiancheggiatori della mafia continuano, ostinatamente, a negare ogni evidenza sulla recrudescenza del fenomeno mafioso, nonché a perpetrare minacce ed ingiurie nei confronti del giornalista. Tali azioni intimidatorie, peraltro, sono direttamente provenienti da soggetti vicini e visibilmente riconducibili al capo della mafia di Vittoria; soggetti che, evidentemente, non temono di apparire pubblicamente, ed anzi manifestano una pericolosissima tracotanza ed aggressività; per tutte le ragioni esposte, il procuratore della Repubblica di Ragusa, cui sono state recapitate le denunce del giornalista, ha richiesto più volte il rafforzamento e l'innalzamento delle misure di sicurezza per il dottor Borrometi; tuttavia tali richieste sono inspiegabilmente cadute nel vuoto e, addirittura, a quanto risulta agli interroganti, pare che esse non siano nemmeno state portate all'attenzione degli organi competenti alla loro valutazione; infine a giudizio degli interroganti tale circostanza potrebbe essere suscettibile di essere interpretata non già come un segnale di grave e colpevole sottovalutazione del pericolo, ma quale l'ancor più grave indice di una possibile compromissione con il contesto mafioso di alcuni dei principali, e più importanti, apparati della sicurezza della provincia di Ragusa, si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda attivare procedure ispettive al fine di valutare con la massima urgenza l'innalzamento degli strumenti a protezione del giornalista Paolo Borrometi, nonché lo svolgimento di un'immediata ed esaustiva indagine interna volta ad accertare l'eventuale grado, ovvero il livello di compromissione degli apparati della sicurezza, che si sono sino ad ora adoperati, a parere degli interroganti, consapevolmente (omettendo di trasmettere agli organi competenti le richieste del procuratore della Repubblica di Ragusa) per impedire non solo che il giornalista Paolo Borrometi venga dotato di un efficace livello di sicurezza, ma addirittura per privarlo del tutto di tale protezione.

CONCLUSIONI Il focus permette di fare il punto sulle infiltrazioni criminali in un bellissimo territorio come la provincia di Ragusa che purtroppo da tempo non è più un'isola felice. Occorre quindi aprire gli occhi e non abbassare la guardia. Oggi comunque non è più possibile negare la presenza mafiosa sul territorio.

Fonti focus: rapporti DNA, DIA ed operazioni forze dell'ordine.

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